Tiro con l’Arco, Sport e INCLUSIONE

Published On: 23 Aprile 2020

Il termine inclusione è poco conosciuto e, purtroppo, ancora poco messo in pratica nella vita di ogni giorno. Anzi, spesso si confondono fra loro i termini inclusione e integrazione.

Spinti dalla situazione socio/economica e dalle situazioni di migrazione dei popoli, sempre più attuali, siamo portati a pensare quasi quotidianamente all’integrazione. Si dice integrazione razziale, ma ci dimentichiamo che la razza è una sola: quella umana. Poi ci sono altri tipi di integrazione: sociale, religiosa, culturale, linguistica, ecc.

Sembra quasi che ci si diverta a trovare sempre nuove forme di integrazione, ma mettendo ogni volta in risalto che debbano essere gli altri ad integrarsi con noi.

Con Inclusione si intende un’altra cosa, ancora più grande e complessa e che potremmo anche pensare che “integri” l’integrazione.

Non importano colore della pelle, idee, religione, cultura, o altro. Probabilmente è successo a tutti noi di sentirci “esclusi”; magari anche solo da una cosa banale, da un gioco o da un gruppo di amici, e ci siamo chiesti: “perché?”

Adesso pensiamo ai nostri amici che andiamo ad etichettare: ”diversamente abili”.

Sono sicuro che la parola che attira di più l’attenzione è la parola “diversamente”, invece dovremmo concentrarci su “abili”.

Loro, vivono quotidianamente una situazione di esclusione a causa delle difficoltà che devono affrontare nelle situazioni della propria vita. È quindi importante capire i loro bisogni, le loro esigenze e capire l’ambiente che può o meno facilitare la loro disabilità.

Fondamentale per il concetto di inclusione è la convenzione dell’ONU del 2006, ripresa poi dalla Legge Italiana 18/2009, che cerca di indirizzare nel nostro paese gli obiettivi della convenzione che sono presentati nei due commi dell’Articolo 1:

  1. Scopo della Convenzione è promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità.
  2. Per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri.

Non è una prerogativa di altri; in qualsiasi momento della nostra vita, tutti noi, potremmo trovarci in una situazione di difficoltà ed è quindi importante capire il vero significato del termine inclusione prima che ci si trovi a doverlo subire.

Ricordo di aver letto questo aneddoto:

“Un giorno chiesi a mio figlio tornando dall’asilo: “Come si chiama la tua compagna che ti ha regalato il disegno?”. Mio figlio: “Chi? Quella con il vestito rosso?”. Io, pensandoci un attimo: “Sì esatto, lei, come si chiama?”

Cosa c’è di strano in questa conversazione? Nulla, solo un particolare, la bimba in questione camminava con un deambulatore.

Nella nostra società praticamente qualunque adulto avrebbe identificato la bambina facendo riferimento all’ausilio che stava utilizzando e non sulla base del colore del vestito…”

Questo aneddoto ci aiuta a capire il concetto di inclusione.

Se, invece, per capire, vogliamo aiutarci con la teoria degli insiemi, basta guardare la figura dove si utilizzano pallini colorati e insiemi per spiegare la differenza tra i concetti di esclusione, segregazione, integrazione e inclusione.

Se decidiamo di non considerare il colore come caratteristica discriminante fra i pallini, e di vederli solo per quello che sono, cioè pallini, è automatico metterli tutti nello stesso insieme.

Inclusione è dove c’è un unico insieme di pallini colorati, senza distinzioni o ulteriori suddivisioni.

Con i pallini è semplice capire, dividere o mettere insieme, ma se pensiamo agli esseri umani possiamo usare gli stessi criteri? Pensiamo in particolare alla disabilità che viene ancora vista, purtroppo, come un criterio per distinguere e quindi escludere o includere, ed il risultato più facile è purtroppo l’esclusione.

Il nostro obiettivo deve invece essere l’inclusione. Per tutti, senza confini e senza barriere, combattendo anche contro i limiti che ci impongono l’epoca in cui viviamo, la cultura e l’esperienza personale.

Grazie ai pallini abbiamo chiarito il concetto di inclusione, ma, penso che possiamo essere d’accordo nel dire che l’esempio dell’aneddoto è molto più forte della teoria matematica e dei pallini colorati.

Dobbiamo smetterla di dividere tra persone con disabilità e senza disabilità e invece dovremmo iniziare a considerare tutti per quello che sono: PERSONE che hanno gli stessi bisogni e gli stessi diritti.

Ad esempio, una scuola che si è attrezzata con una rampa ad una entrata secondaria, per permettere l’accesso agli studenti con ridotta capacità motoria, mentre i normodotati possono entrare dall’entrata principale, ha fatto: “integrazione”. Modificare l’ingresso principale per  rendere l’accesso possibile a tutti è invece “inclusione”.

Quanto ho presentato è solo una interpretazione della differenza, fra integrazione e inclusione; esistono naturalmente tante altre diverse interpretazioni. Ma è ora di passare dalla teoria alla pratica.

L’inclusione richiede uno sforzo in più, non solo modifiche architettoniche, ma cambiamenti di mentalità che necessitano sicuramente un processo più lungo e lento. Per essere efficaci è fondamentale decidere da dove partire e quale strumenti usare.

A noi sembra abbastanza semplice fare questa scelta: i giovani e lo sport. Lo sport perché è la realtà nella quale operiamo. I giovani perché rappresentano il futuro e non solo per lo sport.

Su queste basi sta lavorando da tempo il CIP, portando nelle scuole, attraverso lo sport, il messaggio dell’inclusione.

Grazie alla collaborazione del Prof. Davide Tienghi dell’Istituto Comprensivo Statale Rita Levi Montalcini di Peschiera Borromeo con il delegato CIP Massimiliano Manfredi (nella foto), il 18 febbraio è stata organizzata una mattinata per sensibilizzare i ragazzi della scuola sul tema dell’inclusione attraverso lo sport.

La giornata si è svolta prima con una sessione teorica sul tema, condotta da Massimiliano Manfredi, poi con gli interventi degli atleti che hanno presentato lo sport da loro praticato e le problematiche tipiche che si trova ad affrontare un diversamente abile.

  • Massimiliano Manfedi: Consigliere Regionale Cip Lombardia; atleta tennistavolo (FITET), sitting volley (FIPAV), para badminton (FIBA), para rafting (FIRAFT).
  • Massimo Cavenago, atleta sitting volley (FIPAV)
  • Massimo Fogato: atleta para badminton (FIBA)
  • Graziano Magro: atleta scherma in carrozzina (FIS), con Lorenzo Radice: Presidente Accademia Scherma Milano (FIS)
  • Loredana Ruisi: atleta Tiro con l’Arco (FITARCO) G.S.D. Non Vedenti Milano ONLUS
  • Mario Di Vita: atleta Tiro con l’Arco (FITARCO) G.S.D. Non Vedenti Milano ONLUS, con la sua allenatrice e moglie Donatella Pellegrini

Per l’organizzazione ed il supporto al tiro con l’arco di Loredana e Mario, abbiamo avuto il piacere di collaborare anche noi Arcieri del Castello ASD di Peschiera Borromeo.

Si è poi passati in palestra dove tutti i ragazzi hanno potuto provare le varie discipline sportive presentate, seguendo le direttive dei para-atleti: volley, tennistavolo, scherma, badminton, un percorso da affrontare con gli occhi bendati e, ovviamente il tiro con l’arco.

Per quanto riguarda il nostro sport, i ragazzi hanno potuto ammirare Loredana e Mario (nelle foto) che tiravano con l’arco e sappiamo tutti quanto è affascinante, e quasi incredibile, vedere dei non vedenti tirare con l’arco.

Loredana e Mario hanno dimostrato come sia possibile, anche per un non vedente, cimentarsi in uno sport che sembra adatto solo a chi vede. Loredana, un po’ frastornata dal chiasso gioioso dei ragazzi e dalla situazione ha iniziato a tirare con emozione, ma presto la sua rosata si è ristretta al centro. Mario invece, si è messo a tirare con allegria e concentrazione ed è riuscito a mettere una sola freccia fuori dal cerchio giallo.

I ragazzi hanno provato a tirare con l’arco anche con la mascherina sugli occhi per cercare di capire la difficoltà che ci si trova ad affrontare quando viene a mancare quella che noi chiamiamo “normalità”.

Il Tiro con l’Arco è uno sport veramente per tutti.

Pensiamo per esempio a Paola Fantato, sulla sedia a rotelle, ma capace di vincere otto medaglie nel tiro con l’arco in cinque edizioni delle Paralimpiadi e che ad Atlanta ’96, ha gareggiato nelle Olimpiadi dei normodotati.

Parliamo anche di Alberto Simonelli, detto Rolly, anche lui in carrozzina, che vanta un palmares davvero invidiabile fra campionati europei e mondiali sia con la nazionale dei normodotati che ovviamente ai giochi paralimpici,

Ma oltre ai campioni, ci sono anche tutti gli altri che si sono messi in gioco e continuano a farlo per la passione del tiro con l’arco e per vincere la gara più importante verso se stessi e verso chi trova più semplice girare la testa dall’altra parte e pensare solo ai propri problemi.

Per questo penso che Loredana a Mario, insieme agli altri atleti delle altre discipline, abbiano contribuito alla sensibilizzazione dei ragazzi che hanno partecipato alla giornata di sport e inclusione e contribuito al suo successo.

Speriamo solo che rimanga qualcosa in loro, fra i loro pensieri, la loro allegria, la loro voglia di stare insieme anche se condizionati, ma non solo loro, dallo smartphone.

Ecco tutti gli atleti e gli Istruttori che hanno partecipato alla giornata; da sinistra a destra: Massimo Fogato, Massimo Cavenago, Massimiliano Manfedi, Davide Tienghi, Graziano Magro, Lorenzo Radice, Loredana Ruisi, Donatella Pellegrini, Mario Di Vita, e poi gli “arancioni” Mario Porotti, Mario Brambati, Mario Spreafico, Riccardo Conte, Giancarlo Boselli. Nella foto, manca Luciano Pavesi e… anch’io, che scattavo la foto…. Danilo Bornati

PS: Una curiosità: c’è l’insieme dei “Massimo/Massimiliano” da una parte e l’insieme dei “Mario” dall’altra… sembra fatto apposta… ma a volte il caso vince anche sull’insiemistica…

CIP – Comitato Italiano Paralimpico

Il CIP, Comitato Italiano Paralimpico, ha ottenuto, con l’approvazione del Decreto Legislativo n. 43 del 27 febbraio 2017, il riconoscimento formale di Ente Pubblico per lo sport praticato da persone disabili, mantenendo il ruolo di Confederazione delle Federazioni e Discipline Sportive Paralimpiche, sia a livello centrale che territoriale, con il compito di riconoscere qualunque organizzazione sportiva per disabili sul territorio nazionale e di garantire la massima diffusione dell’idea paralimpica e il più proficuo avviamento alla pratica sportiva delle persone disabili.

Il CIP promuove, disciplina, regola e gestisce le attività sportive agonistiche ed amatoriali per persone disabili sul territorio nazionale, secondo criteri volti ad assicurare il diritto di partecipazione all’attività sportiva in condizioni di uguaglianza e pari opportunità.

Disabilità e Inclusione

Se volete rivedere e capire meglio l’esempio dei pallini colorati, per capire cosa si intende per “inclusione”, vi suggerisco di guardare questo video.

Molto bello è anche questo video realizzato dai ragazzi della  4aF del liceo Alessandro Caravillani di Roma.

Ma se volete mettervi completamente alla prova… guardate questo video e cercate di tornare bambini guardandolo con gli occhi di allora…

Legge 3 marzo 2009, n. 18

Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. (Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 61 del 14 marzo 2009).

Per scaricare la Legge in formato pdf, clicca qui

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